
La decentralizzazione è una delle caratteristiche fondamentali delle criptovalute. È spesso sbandierata con orgoglio nei whitepaper delle alt coin come uno “smacco” al sistema finanziario internazionale e alle banche.
Ma siamo proprio sicuri che sia reale? Siamo certi al 100% che sia sempre messa in pratica e non ci siano dietro le manovre di pochi? Teorie cospirazionistiche a parte, possiamo dare uno sguardo a chi “sostiene” il fenomeno bitcoin e trarre le nostre considerazioni.
I grandi minatori di bitcoin
Democraticità, decentralizzazione: grandi valori, ma se poi il mining di bitcoin è gestito da “pochi” grandi operatori queste promesse vengono meno. Se aggiungiamo che il più grande di essi è anche il produttore delle macchine che servono per minare… traete le vostre conclusioni.
In questa pagina potete vedere in tempo reale la distribuzione dell’hashrate globale di bitcoin con gli orientali a farla da padrone. Osservando il grafico a torta, si nota un oligopolio che fa capo ad aziende cinesi come Ant Pool o BTC.top, ma anche BTC.com, ViaBTC e F2 Pool. Le stesse mining farm gestiscono anche Bitcoin Cash quindi se volessero prendere accordi farebbero ciò che vogliono delle due criptomonete.
Il fallimento di SegWit2X
Come ben sappiamo il protocollo SegWit2X, che avrebbe dovuto raddoppiare la capienza dei blocchi di BTC è stato sospeso per mancanza di consenso. Quello che non sappiamo, ma che può essere molto probabile, è che questo “fallimento” sia stato progettato fin da luglio dall’oligopolio dei minatori.
Il tutto per approffitare dell’hype fornito dall’hard fork minando e comprando Bitcoin Cash il più possibile, in vista dell’esplosione che avrebbe avuto con il blocco di SegWit2X. Fantascienza? Se leggiamo questo post forse non proprio.
Cosa ci riserva il futuro? Non sappiamo ancora nulla, ma di certo possiamo aspettarci un susseguirsi di nuovi hard fork effettivi o non, creati ad hoc dalle mining farm per ottenere profitti sempre maggiori dalla blockchain.