
Il giornale finanziario Finance Magnates, pochi giorni fa, ha lanciato in anteprima la notizia secondo cui dal prossimo giugno aprirà il primo exchange di criptovalute interamente basato sulla tecnologia Nasdaq.
Dx.Exchange, questo il nome della piattaforma in questione, potra essere utilizzato al costo di 10€ al mese, tuttavia tutte le transazione saranno gratuite. Con questo sistema, si andranno a premiare tutti quegli utenti che fanno mensilmente molte transazioni, a discapito di chi utilizza l’exchange come portafogli virtuale.
Secondo quanto riportato da Finance Magnates, inizialmente le prime criptomonete ad essere supportate dalla piattaforma saranno Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum e Litecoin, ma non è ancora chiaro se il cambio in valuta FIAT sarà consentito verso tutte le valute o soltanto verso Bitcoin ed Ethereum (come avviene in molti exchange).
Successivamente, stando alle parole di Daniel Skowronski il CEO di Dx.Exchange, dovrebbero essere aggiunte altre 20/25 criptovalute, selezionate con cura attraverso un’attenta valutazione interna volta a stabilire la loro compliance con gli elevati standard di sicurezza che Nasdaq pretende.
Va anche detto che al momento, però, nonostante la volonta di adottare la tecnologia e le regole Nasdaq, Dr.Exchange non ha ancora la patente erogata dalla SEC, l’ente regolatore dei mercati finanziari americani. Probabilmente, in attesa della patente SEC si affiderà ad altre autorizzazioni meno note, come la maggior parte degli exchange.
Skowroski non fa mistero del fatto che la scelta di adottare la tecnologia e le regole Nasdaq sia anche dovuta ad una scelta di Marketing, in quanto in questo modo Dx.Exchange verrà associato dai potenziali utenti al famoso marchio americano e all’idea di un possibile parere positivo della SEC.
Parere positivo che tutto sommato potrebbe anche arrivare. Il fatto che l’exchange funzionerà da subito con una tecnologia e con delle regole considerate legali dal Nasdaq potrà certamente facilitare l’ottenimento di una patente SEC al momento dell’analisi da parte dei regolatori finanziari.
Inoltre, l’aver ottenuto il via libera all’utilizzo della tecnologia Nasdaq porta anche a pensare alla possibilità che siano già stati presi degli accordi di alto livello tra l’exchange e i regolatori americani.
Ad ogni modo, Dx.Exchange ha già ottenuto un risultato di tutto rispetto dal puto di vista politico-legale, ossia la collaborazione tra Stati Uniti e Israele attraverso la “Missione israeliana nella West Cost”. Navigando il sito di Dx.Echange si può notare come i primi otto principali collaboratori siano tutti israeliani.
E dal momento che l’exchange non avrebbe avuto in teoria bisogno della tecnologia israeliana, sembra che l’accorso sia più di tipo politico. Israele è uno dei paesi in cui la regolamentazione delle criptomonete è più avanzata e questa mossa potrebbe essere diretta a fare pressioni sugli Stati Uniti affinche i regolatori americani superino l’attuale indecisione verso la regolamentazione di questo mercato.