
Dopo il boom delle criptovalute scoppiato tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, dove “bitcoin” e “blockchain” erano termini sulla bocca di tutti, è nata un estenuante ricerca dei migliori talenti legati a questa tecnologia.
Stiamo parlando di un eco-sistema (quello delle crypto) che ha movimentato (e continua a farlo) miliardi di dollari, ecco perché anche i big come Facebook, Amazon e IBM stanno cercando di assumere menti geniali che siano in grado di lavorare alla blockchain.
Una domanda così consistente di “manodopera specializzata” non può far altro che far salire alle stelle i salari promessi a questi impiegati. Avere competenze in blockchain e criptovalute, sarà una nicchia molto redditizia da qui ai prossimi anni.
I candidati veramente qualificati sono ancora pochi, come riporta il Wall Street Journal, e la legge della domanda e dell’offerta conferma che i prezzi da pagare a questa minoranza di esperti, sono molto alti.
Katheryn Hill, reclutatrice di Blockchain Developers, riporta che esistono stipendi da mezzo milione di dollari. Chi ha solamente tre anni di esperienza nel campo, può mirare almeno a 120.000 dollari per iniziare. Pensate che su LinkedIn a maggio 2018 figuravano oltre 4.500 offerte di lavoro contenenti i termini: blockchain, criptovaluta o bitcoin.
Più del 151% rispetto al 2017, mentre nel 2016 le richieste aperte erano solo 645. Le blockchain derivano dalla tecnologia dei database, e non sono poi quella grossa novità. Vengono utilizzate per la contabilità e la decentralizzazione nel contesto delle crypto e acquistano ancora più valore se legate a monete come Bitcoin Cash.
Come ben sappiamo, non tutte le crypto fungono da contenitore di valore o mezzo di scambio, ma ci sono anche veri e propri sistemi di pagamento (BCH è uno di questi). Il neologismo “blockchain” in realtà è un termine che descrive il sistema di mining (creazione) di nuova criptovaluta.
Sempre il Wall Street Journal, riporta il paradosso tra la ricerca di programmatori blockchain, e il fatto che quelli con più esperienza han già fatto i soldi con il trading di Ethereum e bitcoin. Sottolinea questo fatto anche Daniele Sileri di Blockchain Studios, ribadendo che molti sviluppatori in questo campo sono già milionari, per cui non sono interessati ad un impiego “comune”, anche se ben pagato.
Le ICO e le Venture Capital hanno portato via gli sviluppatori dagli impieghi “tradizionali”. Che le Initial Coin Offering abbiano portato un mucchio di soldi nell’industria, non è una novità, il fatto è che hanno tolto valore al sistema delle assunzioni in questo campo.
Il Journal, nella figura di Mr. Schwartz, riferisce di conoscere almeno un paio di sviluppatori che han ricevuto 1 milione di dollari di bonus solo per firmare il contratto… un po’ come succede ai campioni dello sport.
Trovare i veri talenti è un altro grosso problema per le aziende che assumono, perché è difficile distinguerli dalla “massa”. Il lavoro da remoto, e calendari con remunerazioni esagerate hanno creato un nuovo sistema, per cui uno sviluppatore può ricevere anche 100.000 dollari per completare un singolo task (come riferisce uno che lavora ad Augur).
E voi cosa ne pensate? Il mercato della blockchain è sovradimensionato o questo è un buon segno? Fatecelo sapere nei commenti. A presto.