
Bruxelles sta puntando a investimenti per 20 miliardi di euro da destinare alla ricerca sull’intelligenza artificiale. Un target che sarebbe un passo molto importante nei confronti dell’IA, e che si accompagna alla volontà – espressa dalla Commissione europea – di spingere i governi e le società private ad aumentare la spesa per la ricerca e per l’innovazione sull’intelligenza artificiale.
C’è preoccupazione che l’Europa stia perdendo terreno in questo scenario nei confronti di Stati Uniti e Cina, dove la maggior parte delle aziende leader sull’IA hanno sede.
La salute, i trasporti e l’agricoltura sono in particolar modo tra le aree che la Commissione vorrebbe che i ricercatori supportassero con maggiore incisività, anche se in realtà le priorità sono ancora in fase di definizione, e lo sono in maniera diversa rispetto a quanto avviene altrove.
Ad esempio, la Commissione ha preso ampie distanze dalle proposte di dare ai robot più avanzati lo status legale di una “persona”.
“Non penso che accadrà”, ha detto ai giornalisti Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione responsabile della politica del mercato unico digitale. “Non penso che il mio aspirapolvere debba ottenere i diritti umani”.
Ricordiamo invece che lo scorso anno una commissione di eurodeputati aveva sostenuto come i robot dovessero avere una forma di personalità elettronica, sollevando l’idea che le macchine potessero essere citate in giudizio nei tribunali. Le proposte sono state presentate sotto i poteri di iniziativa del Parlamento, (il che significa che non hanno implicazioni per il diritto dell’UE), e hanno ottenuto dei riscontri molto vari, ma tendenzialmente critici.
La Commissione ha in particolar modo affermato che avrebbe nominato un comitato per elaborare linee guida etiche sull’uso dell’intelligenza artificiale. Un gruppo di esperti appartenenti al mondo delle imprese, della società civile e del panorama accademico, sarà a breve convocato per valutare l’influenza e l’impatto sulla società dell’intelligenza artificiale, con particolare riferimento a lavoro, inclusione sociale e privacy.
I funzionari della Commissione hanno sottolineato che il desiderio è quello di garantire un approccio incentrato sull’uomo per la politica di AI. “I robot non diventeranno mai umani”, ha detto El?bieta Bie?kowska, Commissaria europea per l’industria.
I ricercatori hanno dichiarato in tal proposito che, al netto di qualche perplessità operativa, l’Europa rischia di rimanere indietro, mentre gli Stati Uniti e la Cina stanno aumentando considerevolmente le spese.
Le aziende tech statunitensi hanno attirato i migliori ricercatori britannici di dottorato di ricerca con stipendi a sei cifre mentre da noi, nel tentativo di fermare la fuga dei cervelli, i principali scienziati hanno elaborato piani per un vasto istituto multinazionale europeo per l’intelligenza artificiale.
Considerata la lentezza di una macchina operativa comune, le singole nazioni si stanno dunque muovendo in modo disarticolato, con qualche eccellenza: in primavera Emmanuel Macron, il presidente della repubblica francese, ha annunciato un finanziamento pubblico di 1,5 miliardi di euro per l’intelligenza artificiale entro il 2022, con l’intenzione di trasformare la Francia in una “nazione di startup”.
Ad ogni modo, per raggiungere l’obiettivo da 20 miliardi di euro, la Commissione ha promesso di aumentare la propria spesa di 1,5 miliardi di euro nel 2018-20 nell’ambito del programma di ricerca UE noto come Orizzonte 2020. L’auspicio è che ciò possa comportare 2,5 miliardi di euro di spese supplementari attraverso partenariati pubblico-privato.