
Facebook ha aggiornato ancora una volta la sua politica commerciale al fine di consentire nuovamente la visualizzazione delle offerte sulle criptovalute (precedente oggetto di messa al bando), pur mantenendo il divieto di promuovere le offerte iniziali di monete (ICO).
Ad affermarlo è la stessa società di Menlo Park, secondo cui – in un annuncio pubblicato martedì 26 giugno – sarebbe questo il modo migliore per “rifinire” il noto divieto totale di pubblicità correlata alla criptovaluta che ha avuto luogo negli ultimi mesi, al fine – si legge – di “consentire alcune pubblicità mentre si lavora per garantire la sicurezza”.
La policy sui prodotti e sui servizi vietati di Facebook afferma dunque ora che “a partire dal 26 giugno, consentiremo […] annunci che promuovono criptovaluta e contenuti correlati da inserzionisti pre-approvati. Ma continueremo a vietare gli annunci che promuovono le opzioni binarie e le offerte iniziali di monete”.
La nuova politica aggiornata richiede che gli inserzionisti che desiderano pubblicare annunci per prodotti e servizi di criptovaluta presentino un’analisi preventiva per consentire a Facebook di valutarne l’idoneità. I candidati sono incaricati di includere “eventuali licenze che hanno ottenuto, siano esse negoziate su una borsa pubblica, e altro background pubblico pertinente sulla loro attività”.
Date queste restrizioni, Facebook ammette che “non tutti quelli che vogliono fare pubblicità potranno farlo”. La compagnia dice poi che ascolterà i feedback e “se necessario” rivedrà ancora la sua politica nel prossimo futuro. Dichiara inoltre che continuerà a “studiare” la tecnologia alla base delle criptovalute, nel mentre che continuerà a sviluppare la sua policy.
Ricordiamo che Facebook ha introdotto per la prima volta il suo divieto nel gennaio 2018. Un divieto che è stato progettato per impedire “pubblicità che promuovono prodotti e servizi finanziari che sono frequentemente associati a pratiche promozionali fuorvianti o ingannevoli”.
Al momento, Facebook ha sottolineato che la sua policy iniziale era “intenzionalmente ampia”, proprio per consentire all’azienda di attuare misure per individuare e prevenire promotori senza scrupoli.