
Il primo ottobre scorso il Venezuela ha coniato la sua cripto valuta, chiamata Petro, un nome che richiama l’elemento di ricchezza alla quale è agganciata e di cui il paese abbonda, ovvero il petrolio, seppure nel paniere della neonata moneta virtuale non manchino anche il gas naturale, l’oro ed i diamanti. Il presidente Maduro, in un discorso alla nazione, ne ha garantito la contrattazione sui mercati mondiali di maggior rilievo.
Forgiata nell’officina della blockchain
Come per bitcoin, Ethereum o Ripple, è stata implementata una apposita piattaforma tecnologica fondata sulla blockchain, che avrà il suo debutto ufficiale il prossimo 5 novembre, data in cui ogni cittadino venezuelano potrà scambiare i propri bolìvares con la neonata valuta. Naturalmente è prevista anche la possibilità di negoziare anche le criptovalute tradizionali, secondo una logica aperta che permetterà ai cittadini di costruirsi un portafoglio digitale più o meno ricco.
Contestualmente ha visto la luce anche l’autorità venezuelana che dovrà tutelare l’operazione Petro, denominata Sunacrip, o Sovrintendenza nazionale per i criptoattivi. Quello che è ancora un progetto mira a garantire, secondo fonti governative, l’indipendenza economica del Venezuela verso un sistema più libero ed equilibrato.
I primi obblighi di cambio interesseranno i vettori aerei. Trattandosi di una cripto valuta agganciata ad un paniere di beni molto ben delineato, il presidente Maduro ha già annunciato per tutti i vettori aerei stranieri che avranno come meta finale o scalo lo stato venezuelano, l’obbligo di pagare in Petro il carburante. Il petrolio è attualmente quotato a 60 dollari, che corrispondono a circa 3600 bolìvares venezuelani, ed è difatti questo il tasso di cambio che è stato fissato per la nuova moneta.
Un’idea rivoluzionaria ma non nuova
Quella che sembra una rivoluzione ha in realtà radici lontane, e si fonda sull’enorme inflazione che affligge il paese dall’epoca della presidenza Chàvez. Egli aveva già intuito la necessità di optare per soluzioni straordinarie per far fronte ad un problema ormai diventato praticamente insormontabile, stante anche l’isolamento politico del paese rispetto al resto dell’America latina.
Siamo quindi di fronte alla prima criptovaluta che viene amministrata direttamente da uno Stato sovrano, che dal 21 agosto scorso, per il tramite della propria Banca Centrale, pubblica giornalmente il valore del Petro rispetto alle altre monete estere.
I mercati attendono gli sviluppi geopolitici
Quella del presidente Maduro rappresenta una misura di emergenza per tentare di aggirare le pesanti sanzioni economiche che pesano come un macigno sul paese e sulla sua moneta sovrana, il bolìvar, che negli ultimi mesi è arrivato ad essere svalutato di quasi il 100 per cento.
L’inflazione al 340 per cento, dovuta principalmente ad una emorragia di fiducia dei mercati, ha portato il governo venezuelano ad aumentare i salari minimi dell’esorbitante cifra del 3000%.
Sebbene guardato con estremo scetticismo sia dal panorama degli investitori esteri che dagli oppositori politici del presidente Maduro, questo primo ed unico caso di cripto valuta di Stato rappresenta anche un esperimento di particolare rilevanza, in un paese che secondo le agenzie di rating si trova già classificato in default selettivo.
Alcuni analisti prospettano la sopravvivenza del Petro in qualche anno, periodo durante il quale, tuttavia, potrebbero non mancare i colpi di scena, stante l’estrema imprevedibilità dei mercati e delle criptovalute in genere, nonché dei mutamenti geo politici che affliggono queste zone del mondo.