
Che cos’è l’Interaction design o progettazione dell’interazione? Perché è così rilevante? Quali sono le sue finalità? Quali i migliori libri da studiare per apprendere l’abc dell’Interaction Design? In questa guida troverai tutte le risposte a questi rilevanti quesiti.
Cosa trovi in questa pagina:
Interaction Design: cos’è e chi la fa?
La progettazione dell’interazione affonda le sue origini nel web e nella progettazione grafica, ma negli ultimi anni si è sviluppata come disciplina a sé stante.
Lungi dall’essere un semplice lavoro editoriale e di grafica, i progettisti di interazione o gli Interaction Designers sono responsabili della creazione di ogni elemento sullo schermo che un utente visualizza, clicca o digita.
L’Interaction Design (IxD) definisce la struttura e il comportamento dei sistemi interattivi.
I progettisti dell’interazione si sforzano di creare relazioni significative tra gli utenti e i prodotti e i servizi che utilizzano: dai computer ai dispositivi dai mobili agli elettrodomestici etc. Da un pulsante a un collegamento fino al campo di un form: ecco gli elementi del design dell’interazione.
Negli ultimi decenni, sono stati pubblicati numerosi libri che esplorano le strategie attraverso cui si sovrappone l’UX all’Interaction Design (IxD). Ad oggi, il design dell’interazione si è evoluto per facilitare le interazioni tra le persone ed il contesto in cui operano.
A differenza della progettazione dell’UX Research, che tiene conto di tutti gli aspetti di un sistema rivolti all’utente, i progettisti di interazione prendono in considerazione solo le interazioni specifiche tra gli utenti e uno schermo. Certo è che nella pratica le cose non sono mai così ben delineate e marcate, ma tendono a sovrapporsi l’una con l’altra.
Interaction Design: metodologie comuni
Sebbene l’Interaction Design si estenda a una miriade di applicazioni mobili e di siti Web, ci sono alcune metodologie comuni su cui tutti i progettisti fanno affidamento: design guidato dall’obiettivo, usabilità, le cinque dimensioni, psicologia cognitiva e linee guida dell’interfaccia umana.
1. Design guidato dagli obiettivi
Il design guidato dagli obiettivi è stato reso popolare da Alan Cooper, nel suo libro The Inmates Are Running the Asylum, pubblicato nel 1999.
Alan definisce il design guidato dagli obiettivi come un progetto che si concentra prima di tutto sulla soddisfazione dei bisogni e dei desideri specifici dell’utente finale, in contrasto con i vecchi metodi di progettazione, incentrati sulle funzionalità disponibili dal punto di vista tecnologico.
Questa metodologia pone al centro la capacità di soddisfare i bisogni e i desideri dell’utente finale: ciò richiede cinque cambiamenti alla base del modo di operare.
- Design e programmazione: la progettazione guidata dall’obiettivo deve tenere conto di come gli utenti interagiscono con il contesto circostante.
- Separare la responsabilità del design dalla responsabilità per la programmazione. Questo si riferisce alla necessità di avere un interaction designer in grado di difendere l’utente finale, senza preoccuparsi dei vincoli tecnici. Un designer dovrebbe essere in grado di fidarsi del proprio sviluppatore per gestire gli aspetti tecnici.
- I designer sono responsabili della qualità del prodotto e della soddisfazione dell’utente. Sebbene gli stakeholder o i clienti abbiano i propri obiettivi da raggiungere, l’Interaction designer ha una responsabilità nei confronti di ogni utente che si trova dall’altra parte dello schermo.
- User Research: è importante domandarsi sempre in che modo un utente utilizzerà un prodotto, quale sarà il suo comportamento di usabilità e che cosa dovrà attendersi.
- Lavora in squadre di due. Infine, i designer di interazione dovrebbero sempre lavorare a stretto contatto con un SEO copywriter, un digital marketer, un content strategist, information architect e molti altri.
2. Usabilità
L’usabilità può sembrare un termine vago, per questo in letteratura ci sono una miriade di definizioni.
Nel libro Human Computer Interaction scritto da Alan Dix, Janet E. Finlay, Gregory D. Abowd, Russell Beale, l’usabilità è suddivisa in tre principi:
- Imparabilità: con quale facilità un nuovo utente può imparare a navigare nell’interfaccia?
- Flessibilità: in quanti modi un utente può interagire con il sistema?
- Robustezza: quanto sosteniamo gli utenti quando si trovano ad affrontare errori?
Nielsen e Schneiderman mettono in evidenza come l’usabilità sia composta da cinque principi:
- Imparabilità: con quale facilità un nuovo utente può imparare a navigare nell’interfaccia?
- Efficienza: quanto velocemente gli utenti possono eseguire le attività?
- Memoria: se un utente non visita il sistema da un po’ di tempo, quanto ricorderà l’interfaccia?
- Errori: quanti errori fanno gli utenti e quanto velocemente possono recuperare dagli errori?
- Soddisfazione: gli utenti apprezzano l’utilizzo dell’interfaccia e sono soddisfatti dei risultati?
3. Le cinque dimensioni
Nel libro di Bill Moggridge, Designing Interactions, sono individuate ben quattro dimensioni del “linguaggio di design dell’interazione“.
In altre parole, queste dimensioni costituiscono le interazioni stesse e, di conseguenza, costituiscono la comunicazione tra un utente e lo schermo.
Le quattro dimensioni sono: parole, rappresentazioni visive, oggetti fisici o spazio e tempo.
Più recentemente, Kevin Silver, Senior Interaction Designer presso IDEXX Laboratories, ha aggiunto una quinta dimensione, il comportamento.
1D: le parole dovrebbero essere semplici da capire e dovrebbero essere scritte in modo tale da comunicare facilmente le informazioni all’utente finale.
2D: le rappresentazioni visive sono tutte grafiche o immagini e dovrebbero essere usate con moderazione.
3D: gli oggetti fisici si riferiscono all’hardware con cui un utente interagisce.
4D: lasso di tempo che l’utente trascorre interagendo con le prime tre dimensioni. Include i modi in cui l’utente può misurare i progressi, oltre ai suoni ed alle animazioni.
5D: il comportamento è stato aggiunto da Kevin Silver: sono le emozioni e le reazioni che l’utente ha quando interagisce con il sistema.
Utilizzando queste cinque dimensioni, un Interaction Designer può prestare massima attenzione all’esperienza che l’utente ha quando comunica e si connette ad un sistema.
4. Psicologia cognitiva
La psicologia cognitiva è lo studio sulla modalità di funzionamento della mente umana: secondo l’American Psychological Association, questi processi includono “attenzione, uso del linguaggio, memoria, percezione, problem solving, creatività e pensiero“.
Mentre la psicologia è un campo immensamente ampio, ci sono alcuni elementi chiave della psicologia cognitiva che sono particolarmente apprezzati, e possono aver contribuito a formare il campo del Design dell’Interazione.
Apprendendo il modello mentale dell’utente, i designer di interazione possono creare sistemi intuitivi.
Le metafore dell’interfaccia fanno uso di azioni conosciute per guidare gli utenti verso nuove azioni.
Ad esempio, l’icona del cestino nella maggior parte dei computer è simile a un cestino fisico.
Interaction Design: libri per approfondire
Ecco una selezione di 3 migliori libri per l’Interaction Designer.
Architettura dell’informazione per il World Wide Web – Louis Rosenfeld e Peter Morville
L’architettura dell’informazione (IA) è sempre più impegnativa e necessaria che mai.
Con la saturazione delle informazioni disponibili, l’esperienza dell’utente deve essere familiare e coerente su più canali di interazione, dal Web agli smartphone, agli smartwatch etc.
Per guidare l’utente attraverso questo ampio ecosistema, la quarta edizione di questo manuale fornisce concetti, metodi e tecniche essenziali per il design digitale.
I progettisti dell’UX, i product manager, gli sviluppatori e chiunque sia coinvolto nel design digitale impareranno a creare strutture semantiche ad hoc.
Architettura della comunicazione. Progettare i nuovi ecosistemi dell’informazione – Federico Badaloni
Grazie ad Internet possiamo comunicare, trasformare e creare: oggetto del mondo è alla nostra portata, perché è connesso.
Grazie ad esempi concreti e lezioni pratiche, è possibile cogliere il valore delle relazioni: ciò significa architettare l’informazione senza perdere di vista le complesse vie attraverso le quali viene pubblicata, riprodotta, commentata, e reinterpretata.
L’intreccio è un groviglio inestricabile di strade che conducono ovunque e in nessun luogo, senza alcuna distinzione tra ciò che è fisico e ciò che è digitale.
Tale intreccio è un’opportunità che consente di comprendere la portata del cambiamento in atto e modificare, di conseguenza, il nostro approccio.
Architettura dell’informazione. Guida alla trovabilità, dagli oggetti quotidiani al web – Luca Rosati
Si tratta di un manuale utile, scritto in modo chiaro e asciutto, senza troppi fronzoli.
Ideato e gestito da Luca Rosati, si rivolge a tutti coloro (professionisti, ricercatori, appassionati) che sono interessati al tema dell’organizzazione dell’informazione in ambienti digitali e non (architettura dell’informazione e discipline collegate).
Il libro vuole offrire una panoramica sul concetto di architettura dell’informazione non solo nel mondo digitale, ma in ogni contesto del nostro agire quotidiano.
L’informazione è assolutamente pervasiva e l’obiettivo di questo libro è individuare una serie guidelines di architettura dell’informazione, applicabili in ogni ambiente.
Interaction Designer: Compiti e risultati giornalieri
Un Interaction Designer ha un ruolo chiave all’interno del processo di sviluppo, compie una serie di attività che sono considerate fondamentali per il team di progetto: strategia di progettazione, interazioni chiave wireframing e interazioni di prototipazione.
Strategia di design
Un Interaction designer dovrà conoscere quali sono gli obiettivi dell’utente.
In genere, queste informazioni sono raccolte da un UX Designer.
A sua volta, un Interaction designer valuterà gli obiettivi e svilupperà una strategia di progettazione, indipendentemente o con l’aiuto di altri progettisti del team.
Una strategia di progettazione deve aiutare i membri del team a comprendere le interazioni necessarie per facilitare gli obiettivi dell’utente.
Wireframe delle interazioni chiave
Dopo che l’Interaction designer ha pianificato ad hoc una strategia di design, può iniziare a delineare le interfacce che faciliteranno le interazioni necessarie.
Alcuni professionisti disegneranno queste interazioni su una scheda pad/cancellabile, altri useranno le applicazioni web per aiutarli nel processo, e alcuni useranno una loro combinazione.
Alcuni professionisti creeranno queste interfacce in modo collaborativo, mentre altri le creeranno da soli. Tutto dipende dal progettista dell’interazione e dal loro particolare flusso di lavoro.
Prototipi
A seconda del progetto, il prossimo step per un Interaction designer riguarda la creazione di prototipi.
Ci sono diversi modi in cui un team può prototipare un’interazione.
Rimani aggiornato
Una delle sfide per un Interaction designer riguarda la capacità di stare al passo con i cambiamenti del settore.
Il designer di interazione prudente risponde a questa evoluzione, esplorando costantemente il web e sfruttando le nuove tecnologie, tenendo sempre presente che la giusta interazione è quella che meglio soddisfa i bisogni della persona.
Anche i designer di interazione si mantengono aggiornati seguendo i leader su Twitter e sui Social.