
Avviato il Piano italiano sull’Intelligenza Artificiale, una strategia che intende toccare tutti i settori. La sfida per il grande salto innovativo è stata lanciata da un pool di 30 esperti del Mise (Ministero dello sviluppo economico) attraverso la pubblicazione del Piano in questione intitolato “Proposte per una Strategia italiana per l’intelligenza artificiale“.
Il Piano intende accelerare i tempi dell’innovazione tecnologica, soprattutto a seguito dell’emergenza Covid-19. La strategia ruota attorno a ben 82 mosse (con grande attenzione alla sostenibilità, all’impatto responsabile) in complessive 120 pagine di documento.
Piano italiano sull’Intelligenza Artificiale: il budget
Per far decollare il progetto, è previsto un budget di 150/200 milioni all’anno per il prossimo quinquennio. Si tratta di ben 888 milioni complessivi a cui si aggiungono ulteriori 605 milioni da contributi privati. La metà del budget (420 milioni) è destinato al supporto di progetti di 1.600 ricercatori, docenti, dottorati.
Coinvolge tutti i settori: robotica, difesa, smart city, guida autonoma, Big Data, 5G, scienza, formazione, tecnologia, iniziative per la scuola, lavoro, sostegno economico alle imprese.
Tra tanti appetibili argomenti, il Piano affronta il tema dell’incentivazione dell’Economia dei Dati. Se ancora non l’avete fatto, è forse arrivato il momento di investire nell’intelligenza artificiale.
Piano italiano sull’Intelligenza Artificiale: campi prioritari
Gli investimenti previsti dal Piano italiano sull’Intelligenza Artificiale si concentreranno, a detta degli studiosi, su certi campi prioritari:
- Internet delle Cose;
- Manifattura;
- Robotica;
- Sanità e Finanza;
- Trasporti, Agrifood ed Energia;
- Pubblica Amministrazione;
- Aerospazio e Difesa;
- Cultura, Creatività e ‘Digital Humanities’ (digitale in campo umanistico).
Insieme all’innovazione ed alla competitività delle aziende, il Piano sull’Intelligenza Artificiale proposto dal Mise racchiude in sé una grande ambizione. L’ambizione di contribuire alla trasformazione digitale dei processi produttivi (Industria 4.0), di far salire i livelli di efficienza nelle aziende senza peraltro trascurare la tutela ambientale, sociale, occupazionale.
In sostanza, questo Piano promuove un utilizzo inedito, etico e responsabile dell’IA ponendo sempre al centro l’individuo. L’AI per l’essere umano, al servizio di un ecosistema produttivo affidabile, di uno sviluppo sostenibile.
Cabina di regia tra PA e Istituto Italiano Ai
E’ stata pensata anche una cabina di regia interministeriale per il coordinamento delle attività tra pubbliche amministrazioni ed un vero e proprio Istituto Italiano Ai (sull’onda del Max Planck o il Fraunhofer) per la ricerca, lo sviluppo, collaborazioni con le eccellenze e prossimi investimenti europei.
Rendere operativo l’Istituto Italiano Ai implica costi crescenti: da iniziali 28,2 milioni di euro a 81 milioni ‘a regime’, dal quinto anno in poi, nonché il lavoro di almeno 1.000 persone.
Ambizioni ed esigenze del Piano italiano sull’IA
Il comune denominatore del Piano è la necessità di orientare ed armonizzare l’attività di tutti i soggetti coinvolti nel progetto, pubblici e privati. I finanziamenti devono essere distribuiti in modo equo e ragionevole, il Piano deve attirare talenti ed eccellenze.
Una delle più grandi ambizioni del Piano Italiano IA è unire le banche dati, creare un mercato regolato di Big Data (nutrimento per l’AI), costruire una piattaforma di interscambio centrale, superare l’attuale frammentazione della PA e, non ultimo, fare formazione a 360 gradi.
Sono anche altri gli interventi in cantiere come l’estensione ai progetti Ai del sistema delle sandbox (per consentire sperimentazioni di prodotti o servizi in modo protetto prima di adeguare le norme).
Qualsiasi grande novità in campo tecnologico richiede nuove regole, innovazioni anche normative e fiscali. Gli esperti del Mise pensano anche all’esigenza di assicurazioni obbligatorie per coprire le responsabilità dell’Ai o di sistemi stragiudiziali per eventuali controversie con utenti vittime di disservizi.
Le esigenze per implementare l’Intelligenza Artificiale nel nostro Paese riguardano anche il credito d’imposta sulla ricerca (da riportare al 50%) o la creazione di centri per eseguire test, anche sulle applicazioni dell’AI al marketing.
Raddoppiare la potenza di calcolo dei supercomputer
La sfida per lo sviluppo del supercomputer è aperta a livello mondiale tra Cina e USA, mentre l’Europa tenta di recuperare terreno nella competizione globale.
C’è da dire che il nostro Paese vanta eccellenze mondiali (come il supercomputer di Eni o del Cineca) ma il suo peso in questo ambito è dell’1,2% (50 PFlop) a livello mondiale.
L’Italia vuole raddoppiare la potenza di calcolo dei supercomputer proprio grazie a questo Piano investendo 70 milioni di euro.
Minimizzare i rischi con l‘AI for good
Il Piano italiano sull’Intelligenza Artificiale non nasconde i rischi legati all’opportunità di applicare l’AI al settore sanitario o all’invidiabile patrimonio artistico del nostro Paese.
Si riferisce ai rischi derivanti da un uso non corretto della tecnologia, dalla diffusione ad esempio di fake news.
Perciò, gli esperti del Mise ritengono essenziale gestire le strategie del Piano utilizzando la cosiddetta “AI for good“, Intelligenza Artificiale finalizzata a migliorare il benessere degli individui minimizzando i potenziali rischi per singoli cittadini e società.
Piani e strategie AI sparsi nel mondo
Il piano italiano sull’IA non è, di certo, il primo del genere. Nel 2030, la Cina conta di diventare leader mondiale dell’AI. Gli USA hanno approvato un piano della Darpa da 2 miliardi di dollari.
Cina e Stati Uniti hanno stanziato cifre esorbitanti per dominare il campo dell’innovazione tecnologica. Nel mondo, tanti altri Paesi si sono dotati di programmi nazionali sull’Artificial Intelligence: Canada, Giappone, Corea del sud, India, Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Finlandia, Portogallo, Svezia.
La corsa all’AI fa gola all’Europa. La Commissione europea ha varato un’alleanza di esperti sul tema. Di recente, un’indagine del centro studi Porter ha stimato che, nel 2025, il settore AI raggiungerà a livello internazionale un volume d’affari di 169,4 miliardi di dollari.