
I token non fungibili stanno rivoluzionando il mondo dell’arte e il furto d’arte.
Giovedì 11 marzo 2021 il campanello d’asta virtuale ha suonato da Christie’s: Mike Winkelmann, un artista digitale meglio conosciuto come Beeple, ha segnato la storia: ha venduto un “token non fungibile“, un “gettone digitale” salvato sulla rete blockchain che dimostra inequivocabilmente come il possessore di questo gettone sia anche la persona che possiede l’opera digitale a esso collegata.
Arte e la rivoluzione dei token non fungibili
Se la nuova mania delle criptovalute ha portato il mercato dell’arte di fascia alta nel XXI esimo secolo, ciò ha anche modernizzato un altro aspetto del settore: i ladri d’arte.
Proprio come il Bitcoin ha creato la possibilità di spendere e risparmiare una sorta di denaro digitale senza alcuna autorità centralizzata, così anche i token non fungibili consentono di rappresentare digitalmente film, video e musica senza dover rivolgersi a un gatekeeper.
Una volta creato, un token non fungibile può essere tracciato digitalmente per sempre. E a differenza di un semplice file di immagine, ad esempio, un token non fungibile non può essere duplicato, dandogli un cachet simile a un’opera d’arte originale.
Un token non fungibile è l’equivalente digitale di una figurina autografata, che assume un valore diverso da tutte le altre.
Non è l’opera d’arte digitale acquistata, ma è il gettone a essa univocamente collegato che dimostra che quell’opera è vostra.
Un token non fungibile è il certificato di proprietà conservato sulla blockchain, che grazie alle sue caratteristiche non rende possibile contraffarlo, duplicarlo o rubarlo.
Simon Stålenhag, l’illustratore svedese dei “Racconti del Loop”, ha scoperto che una delle sue opere d’arte era stata trasformata in una “MarbleCard”, un token non fungibile che consente agli utenti di creare e scambiare token che rappresentano pagine web.
MarbleCard non è l’unico servizio NFT che rende banale “tokenizzare” il contenuto di altre persone. Un altro Tweet tokenizzato consente agli utenti di trasformare qualsiasi tweet in un asset digitale negoziabile semplicemente inviando un messaggio sul social network e le opere d’arte pubblicate sul sito sono diventate un bersaglio popolare per la tokenizzazione.
“Ora le persone possono vendere i tuoi tweet senza il tuo permesso”,
ha avvertito l’artista RJ Palmer, le cui immagini sono state tokenizzate senza il suo permesso.
Emma Price, un’artista e designer con sede a Margate, ha citato l’esperienza di Palmer, così come l’enorme danno ambientale del settore delle criptovalute, nel prendere posizione contro gli NFT.
Molto rapidamente è diventato chiaro che molte entità non creative, spesso senza volto, stanno cercando di sfruttare tutti i modi per creare e distribuire token non fungibili, con poca cura per la proprietà di un oggetto digitale da parte di un originatore.
“Non c’è alcuna supervisione qui, e apparentemente nessuna comprensione o rispetto per il copyright. Il modo senza scrupoli in cui si permette agli artisti di essere derubati è esasperante”.
Assistiamo, quindi, a dei sistemi NFT che incoraggiano gli utenti a tokenizzare pagine web o tweet che non possiedono e che creano problemi di appropriazione dell’opera. Ciò ha causato numerose polemiche da parte degli artisti che hanno visto tokenizzare le proprie opere da parte di sconosciuti.
Resta comunque un trend da tenere sott’occhio nei prossimi anni nel mondo della crypto-art.