
Convengono sempre di più le vendite private delle ICO (private sale) rispetto a quelle pubbliche. Innanzitutto perché si possono godere degli sconti interessanti, poi spesso i token pre-vendita finiscono presto negli exchange decentralizzati.
Nonostante non tutte le ICO siano proprio di qualità, nel 2018 le vendite di ICO han già toccato 2 miliardi di dollari nei primi due mesi dell’anno, lecito quindi aspettarsi il superamento dei 5,7 miliardi di $ complessivi del 2017.
La questione è che le vendite private e le prevendite rappresentano l’84% degli introiti totali (1,63 miliardi di $) ma sono consentite solo a finanziatori accreditati, quindi in genere facoltosi. Al pubblico (il restante 16%, cioè 340 milioni di $) restano solo le briciole delle ICO. Anche se queste crowdsales erano nate per formare una comunità varia ed impegnata, ora le ICO favoriscono solo i ricchi facendoli diventare ancora più ricchi.
Ciò che resta per il pubblico sono guadagni comunque modesti. Dal rapporto dell’azienda Tokendata, che ha tracciato 94 ICO in questo 2018, si evince che sono solo 28 i token disponibili per il trading (circa il 30%). In più il ROI medio dei token acquistati tramite ICO e successivamente venduti è 2,17X. Per non parlare del confronto con Ethereum che genera solo lo 0,75X, questo significa che era meglio tenersi gli ETH invece che scambiarli con i token.
Il quadro è un po’ preoccupante, ma siamo comunque all’inizio dell’anno e la tendenza può ancora cambiare… anche se qualche dubbio rimane.