
Investire in Africa conviene? Quali sono gli scenari macroeconomici e l’andamento delle Borse del Continente Nero? Quali sono i settori più promettenti? Scopriamolo in questa guida dedicata alla possibilità di investire sull’Africa e di trovare la nuova terra promessa.
Come investire in Africa: lo scenario macroeconomico
Altro che Londra, Francoforte e Milano, la nuova terra promessa è il Continente nero: negli ultimi 20 anni l’andamento del PIL è più che quadruplicato. Oggi il PIL africano ha raggiunto quello indiano ed è destinato a salire a oltre 3.500 miliardi entro il 2020, secondo le previsioni dei maggiori organismi internazionali.
Nonostante questo scenario macroeconomico apparentemente roseo ed un trend di crescita economica positiva (oltre le aspettative), secondo uno studio recente dell’autorevole Acpf (African Child Policy Forum), questa crescita non ha ancora risolto il problema della fame.
Secondo le stime, ben 9 bambini su 10 in Africa non raggiungono il minimo di calorie previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Graça Machel, la vedova di Nelson Mandela fa notare che in Kenya: «Il PIL sale del 2%, e lo stunting (arresto della crescita) aumenta del 2,5%».
Un caso lampante ed esemplificativo che riflette la crescita-decrescita di molte zone dell’Africa. Mentre l’economia africana cresce, la malnutrizione ed il problema della fame si acuiscono, specie tra i bambini.
Si tratta di un problema politico: la signora Mandela ammonisce i governanti del Continente nero affinchè non continuino ad essere indifferenti dinanzi a questo scenario. Il vero problema è la “cattiva gestione delle risorse” e la “forbice” tra elite e le masse affamate si “allarga” sempre di più.
La soluzione? I leader politici, secondo la vedova di Mandela, potrebbero richiedere il sostegno esterno per migliorare l’apporto nutrizionale e dietetico dei piccoli africani.
Oltre che organizzare visite di imprenditori per incrementare il business del continente africano, i policy maker potrebbero proporre che la crescita dell’import-export abbia un impatto sullo sviluppo psicofisico dei bambini africani.
Investire sull’Africa: i consumi della middle class
A “trainare” la crescita economica del continente nero sono soprattutto i consumi, i quali sono cresciuti esponenzialmente nell’ultimissimo decennio e si stima che il trend rialzista continui.
Sono i consumi della classe media a sostenere il trend in rialzo: il livello di consumi degli impiegati e degli operai africani è sempre più vicino a quello dei paesi industrializzati.
Fondi investimento Africa
Silk Invest, una società di gestione indipendente, dal 25 febbraio 2016, ha quotato sul mercato borsistico di Milano 2 nuovi OICR aperti nel segmento EtfPlus.
Si tratta di due nuovi fondi comuni che investono sui mercati finanziari dell’Africa:
- il Silk African Lion Fund, un fondo azionario,
- il Silk African Bond Fund, un fondo obbligazionario.
Per quanto concerne il Silk African Lion Fund, il principale obiettivo è quello di perseguire un ragionevole aumento del capitale tenendo in considerazione i rischi di investimento. Gli asset del Comparto vengono investite in strumenti finanziari con titoli azionari come sottostanti del continente africano.
Gli investimenti sono focalizzati sui mercati regolamentati dei seguenti Paesi: Egitto, Ghana, Kenya, Sudafrica, Mauritius, Zambia, Marocco, Nigeria e Tunisia. Il comparto può investire in certificates e in altri prodotti strutturati con asset sottostanti non direttamente correlati alle azioni.
Nel portafoglio del fondo di Silk Invest figurano rilevanti colossi aziendali ben affermati e conosciuti sul mercato africano: la marocchina Maroc Telecom, la senegalese Sonatel e la keniota Safaricom, Centrum Investment ed Equity Group Holdings.
Investire in indici azionari in Africa: occhio all’S&P Africa 40
Se si vuole investire sull’Africa con profitto, uno dei modi migliori è quello di puntare sull’indice S&P Africa 40. Si tratta di un indice azionario costruito in modo tale da consentire agli investitori di detenere i migliori titoli africani in portafoglio.
Lo S&P Africa 40 viene costruito tenendo in considerazione le seguenti regole: all’interno dell’indice nessun paese può pesare più del 30% e nessun titolo può pesare più dell’8%.
Si tratta dei titoli a maggiore “liquidità” e maggiore capitalizzazione (Egitto, Nigeria, Marocco, Ghana, Kenya, Tunisia e Sud Africa).
Grazie al pool di titoli azionari, è possibile investire diversificando e minimizzando i rischi, soprattutto se si hanno aspettative di crescita rilevanti sui prezzi delle materie prime (petrolio, oro, argento, platino, etc.).
ETF su Africa
Un’altra interessante opportunità è investire in ishares Msci South Africa Acc: si tratta di un ETF che non paga e non distribuisce dividendi ai risparmiatori, ma li rinveste nelle società che compongono l’indice.
Infatti, l’ETF mira a replicare il più fedelmente possibile il trend di un indice composto da società sudafricane. Rispetto all’S&P 40 Africa, investire in Ishares Msci South Africa Acc significa non poter beneficiare di un’elevata strategia di diversificazione degli asset.
Questo ETF si focalizza sul Sudafrica, la seconda economia africana in forte crescita. Nonostante i gravi problemi sociali ereditati dall’apartheid, il Sudafrica produce oltre un terzo del reddito continentale grazie ai preziosi (oro, diamanti, argento, uranio, carbone, platino, ferro), e alle industrie minerarie.
Tra i principali titoli in portafoglio:
- Standard Bank Group (Finanza) 5,4%
- Firstrand (Finanza) 4,8%
- Sasol (Energia) 5,5%
- Naspers (Tecnologia) 32,4%
Investire nel Continente Nero: energie rinnovabili
Uno dei settori africani di punta che sta attraendo sempre di più i capitali degli investitori è quello delle energie rinnovabili.
Non possiamo negare che il Continente nero goda di un’esposizione solare di oltre 320 giorni l’anno: uno studio recente mostra che un impianto solare che copre lo 0,3% della superficie del Nordafrica è in grado di soddisfare il fabbisogno energetico dell’intero Vecchio Continente.
Oltre all’energia solare, l’Africa dispone di una grande quantità di energia eolica e di energia del moto ondoso. Attualmente, il più grande impianto per la produzione di energia eolica dell’Africa si trova a Koudia Al Baida, in Marocco, ma ci sono altri progetti in corso presso Città del Capo, in Sudafrica.
Un’altra fonte energetica davvero promettente in Sudafrica è quella dei biocombustibili ovvero dei combustibili di origine biologica, che sono molto diffusi nell’Africa subsahariana.
Investimenti in Africa: il settore agroalimentare
Un altro settore sul quale molte aziende stanno investendo è quello agroalimentare. Secondo le stime della Banca Mondiale, entro il 2030 l’agroalimentare in Africa varrà un trilione di dollari americani.
Nonostante l’Africa abbia oltre il 60% della terra arabile non coltivata, importa annualmente 35 miliardi di dollari di prodotti della terra.
L’agribusiness incide sul PIL del continente nero per il 25% e si stima che abbia un vasto potenziale di crescita nelle filiere della trasformazione, del packaging, della vendita e del controllo qualità.
I sottosettori agroalimentari su cui puntare sono: cereali, oli vegetali, frutta, avicoltura e formaggi. Le principali catene di supermercati sudafricani sono Shoprite e Massmart.
Investire in Africa: puntare sul settore farmaceutico
Che dire del settore farmaceutico, che ogni anno attrae costantemente capitali esteri? La rapida crescita di questo comparto potrebbe dipendere dall’aumento della spesa sanitaria e degli investimenti, dalla rapida urbanizzazione, dall’incidenza delle malattie croniche e dallo stile di vita degli africani.
Nonostante le condizioni sanitarie della popolazione nera siano ancora molto precarie, le opportunità di investimento in Africa nel comparto biomedicale sono concentrate sull’importazione di farmaci e di attrezzatura biomedicale, oltre che sulla produzione degli eccipienti.
Anche se la domanda di farmaci in Africa è dinamica, bisogna ricordare che una “piaga” molto diffusa è quella della sommistrazione di farmaci contraffatti, che cagionano la morte di ben 100.000 pazienti, secondo le stime dell’OMS.